di Roberto Thomas
già magistrato minorile a Roma- direttore del corso di perfezionamento in criminologia minorile e psicologia sociale presso l’università LUMSA di Roma
Il problema principale che affligge da molti anni la nostra giustizia è l’estrema lunghezza dei processi, sia civili che penali, tanto è vero ciò che già con la legge costituzionale 23 novembre 1999 n.2 si introdusse un nuovo secondo comma all’art. 111 della Costituzione, che dopo aver riaffermato il principio dell’imparzialità del giudice, prevede “la ragionevole durata”dei procedimenti giudiziari .
Di particolare interesse è la sentenza n° 6926 depositata il 21 febbraio 2020 dalla Corte di Cassazione penale che annullava la condanna di un imprenditore il quale, dopo aver subito la notifica della cartella di pagamento, cedeva le quote della sua società al coniuge, impedendo quindi all’amministrazione fiscale di poter procedere all’esecuzione forzata.