Commette violenza sessuale il coniuge che costringe la moglie a rapporti intimi contro la sua volontà perché il rapporto tra marito e moglie non attribuisce al primo alcun diritto o possesso sul coniuge.
Perciò va escluso che sussista un diritto assoluto del coniuge al compimento di atti sessuali come mero sfogo dell’istinto sessuale contro la volontà del partner, tanto più se tali rapporti avvengano in un contesto di sopraffazioni, infedeltà e/o violenze che costituiscono l’opposto rispetto al sentimento di stima, affiatamento e reciproca solidarietà in cui il rapporto sessuale si pone come una delle tante manifestazioni . Né è sufficiente per escludere il reato la circostanza che la donna non si opponga palesemente ai rapporti sessuali, subendoli semplicemente.