Recentemente un magistrato è stato tratto in arresto unitamente ad altri soggetti tra cui un’avvocatessa con l’accusa di aver manipolato in cambio di concessioni sessuali non solo numerosi procedimenti giudiziari, ma anche di essere intervenuto nel concorso forense per favorire candidate alle prove.
Le intercettazioni telefoniche hanno dato luogo ad un processo penale ed all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del Procuratore della Repubblica imputandogli una serie di comportamenti contrari al proprio dovere, dando luogo ad una serie di illeciti scambi, come ha dichiarato il giudice delle indagini preliminari, laddove in cambio di vantaggi professionali, alcune avvocatesse e commercialiste, si prestavano a rapporti sessuali con lo stesso
Scambio di prestazioni
Ci si chiede come mai un magistrato di provata esperienza e quindi ben conscio dei rischi che correva, abbia messo in pericolo la propria carriera e la propria libertà personale semplicemente in cambio di prestazioni sessuali, e d’altra parte come mai delle professioniste o aspiranti tali, siano disponibili ad intrattenere con questo (peraltro dichiaratamente non gradevole) relazioni fisiche in cambio di provvedimenti favorevoli o interessamenti in questioni giudiziarie.
In tal senso le intercettazioni telefoniche sono state chiarissime nel riportare sia la ripugnanza fisica per il magistrato, ma anche le “istruzioni vicendevoli per il baratto” che si passavano le interessate, tra loro su come vestirsi, come atteggiarsi e come proporsi e come stimolare l’interesse del giudice, pur se questo viene indicato come “viscido” o peggio.
Intervento ad ampio spettro
Tra l’altro l’interessamento del magistrato non si estendeva soltanto (a quanto si legge dalle motivazioni alla base dell’ordinanza cautelare che ha coinvolto numerosi soggetti) alle decisioni pilotate, ma anche alle pressioni per una candidata (anch’essa disponibile) per superare il concorso di avvocato, ancora in favore di un’altra avvocatessa coinvolta in un procedimento disciplinare avanti la Commissione di Disciplina all’Ordine degli Avvocati, all’aggiustamento di processi penali e simili.
Ovviamente, se i rapporti sentimentali fra magistrati e avvocati sono legittimi e frequenti, tutt’altra cosa è l’accordo corruttivo per violare la legge, o peggio ancora (ma non è il nostro caso) la costrizione sessuale per necessità.
Per comprendere il complesso fenomeno bisogna partire da lontano.
La programmazione di maschi e femmine
Il dato di partenza è la libertà acquisita nell’intrecciare relazioni sessuali.
Oggi uomini e donne si sentono autorizzati a ricercare avventure anche se sposati o fidanzati.
Almeno su questo vi è una parità dei sessi anche perchè non va dimenticato che, fino al 1975 l’adulterio era formalmente consentito anche a livello legislativo soltanto agli uomini.
In Grecia l’indovino Tiresia, affermava che il piacere sessuale è formato da dieci parti, nove venivano attribuite alla donna e solo una all’uomo, incapace di più orgasmi.
Ma allora ci si chiede perché l’uomo sembra molto più interessato al sesso rispetto alle donne.
Il testosterone è la spiegazione sul piano medico essendo il primo fra gli ormoni responsabili dell’impulso sessuale degli uomini, i quali ne producono da dieci a venti volte più delle donne, legittimando e giustificando in taluni soggetti un impulso così forte ed impellente.
La psicologa Terry Fischer rileva che un uomo pensa al sesso 19 volte al giorno contro i 10 delle donne, almeno fino alla menopausa.
Questa disparità altro non è che una programmazione naturale in quanto è interesse della natura assicurare la procreazione della specie.
Poichè le femmine hanno la possibilità di una gravidanza in un periodo limitato nel tempo e cioè l’ovulazione è ciclica, l’uomo è programmato per essere sempre pronto ad un rapporto sessuale in qualsiasi momento. Come giustamente hanno fatto notare alcuni biologi, se così non fosse e cioè se il momento della possibile gravidanza della donna non coincidesse con la disponibilità sessuale maschile, la specie si sarebbe rapidamente estinta, (e questo “stato di necessità” ex art. 554 c.p. potrebbe essere un ottimo argomento per la difesa del nostro Procuratore della Repubblica!).
Tra l’altro esperimenti effettuati su cavie hanno anche dimostrato che il desiderio sessuale maschile rispetto quello femminile è talmente intenso da non poter esser modificato da altri stimoli esterni come per esempio il senso della fame.
Si è infatti dimostrato che offrire dei pezzi di formaggio a topolini, distraeva le femmine durante l’accoppiamento, ma non i maschi, i quali al bibo preferivano il rapporto sessuale.
L’atteggiamento psicologico dei due sessi
Anche sotto altro profilo vi è una differenziazione rilevante.
Infatti mentre per le donne il rapporto sessuale è subordinato ad un intuitus personae e cioè ad un contestuale coinvolgimento sentimentale e tendono a puntare più su emozioni alle quali è correlato il rapporto fisico, tutt’altra è la posizione dei maschi, i quali nella loro mente distinguono, a differenza delle donne il sesso e l’amore, ritenendole due cose diverse.
Se in genere quindi una donna deve sentirsi protetta e desiderata, e cioè deve subentrare in una relazione che si basa sulle emozioni e sul rapporto personale dilatando i tempi prima di arrivare al sodo (cosa incomprensibile per gli uomini), nell’altro settore, la mira è di puntare su poche scocciature e molto piacere immediato.
Dal punto di vista femminile vale anche il senso di protezione sotto il profilo economico nell’offrire un oggetto, un pasto o un vestito. Anche questo serve a costruire un rapporto emozionale, pur se, con i tempi che corrono, il rapporto dei sessi sta cambiando, al punto che è sempre più difficile farsi pagare una cena da un uomo, apparendo alle giovani generazioni incomprensibile come una donna possa arrivare a pretendere tanto!
Sotto altro profilo va detto come le donne prendano rapidamente da giovanissime, coscienza della propria seduttività che peraltro si innesta su un’altra caratteristica femminile, che manca totalmente ai maschi, e cioè la cura della propria persona, il desiderio di sentirsi desiderate e d ima famiglia, priorità assoluta.
Basta guardare i titoli delle pubblicazioni per scoprire centinaia di libri dedicati alla donna (“Come essere irresistibile”, “Seduzione al femminile un’arte che si impara”, “Come diventare una seduttrice”, “Conquistare il cuore di un uomo”, “Come sedurre il lui”, per passare a titoli più espliciti, come “Ogni ragazza siede sulla propria fortuna e non lo sa di Nell Kenball”).
Gi uomini invece vedono come priorità il lavoro e quanto alla lettura statisticamente leggono tre volte in meno delle donne (a parte la Gazzetta dello Sport!)
Lo scambio nel mondo del lavoro
Nell’attuale situazione economica nella quale prestano attività lavorativa costantemente e necessariamente entrambi i sessi, i rapporti sentimentali in tale ambito, sono di estrema frequenza.
Il sottile confine che sussiste tra un rapporto sessuale spontaneo e viceversa lo scambio di sesso per una serie di beni o vantaggi economici è molto labile.
Come molti hanno fatto notare, in una società in cui il potere economico è spostato decisamente verso il genere maschile e la profonda disuguaglianza nell’accesso alle risorse è alla base dei rapporti tra uomo e donna, si crea una rete complessa che va dalla dipendenza economica fino allo scambio di sesso in cambio di miglioramenti di carriera e patrimoniali.
In realtà va detto che tale predominanza maschile emerge più che altro nel mondo lavorativo privato ed imprenditoriale, mentre ormai da vari anni nel pubblico i concorsi vengono vinti in predominanza da donne.
Nello stesso ambito della magistratura ormai circa il 70% dei giudici è donna ed altrettanto avviene tra i vincitori di concorsi per avvocato o per notaio.
Invero anche nelle attività dirette da donne sono frequenti i legami, anche se sono correlati più ad un rapporto sentimentale che sessuale, proprio per la constatazione che, nel mondo femminile, il sesso non è disgiunto dall’emozione sentimentale e, in questo caso è la donna che decide.
Nel settore viceversa privato, commerciale ed imprenditoriale, vi è sicuramente una predominanza dei maschi nelle sfere dirigenziali soprattutto nelle aziende di rilevanti proporzioni.
Basta esaminare la compagine societaria e dirigenziale delle aziende iscritte alla Camera di Commercio, per rendersi conto che, tolte le attività meno rilevanti o artigianali, nelle quali vi è una certa partecipazione femminile, in realtà tutte le grandi aziende sono state create da maschi e se, molto raramente, la dirigenza è femminile, questo dipende non tanto perché l‘azienda è stata creata dalla donna, bensì in quanto la proprietà le è passata per un rapporto ereditario o di semplice familiarità.
La costrizione per sopravvivere
Nell’ambito lavorativo ove predomina la dirigenza del genere maschile, vanno ben distinte due posizioni.
Da un lato quelle in cui lo scambio sesso-benefici è frutto di una vera e propria costrizione e cioè in sostanza il poter lavorare è subordinato ad un ricatto sessuale e questa è l’ipotesi più grave e penalmente rilevante.
In questa situazione di grande rilevanza penale, l’identikit delle vittime, secondo le indagini dell’Istat indica chiaramente che subiscono ricatti sessuali più le disoccupate che le occupate, coloro che stanno per essere colpite da un licenziamento e quelle donne che hanno bisogno di lavorare per problemi di sopravvivenza.
In questo caso si tratta di un comportamento abietto, ignobile e gravissimo che giustamente viene fortemente contrastato e punito severamente dalla legge.
Nel 1996 con la Legge n. 66 tra l’altro a tutela delle donne è stato introdotto nel codice penale l’art. 609 bis che in tema di violenza sessuale espressamente prevede “Chiunque con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o a subire atti sessuali è punito con la reclusione dai cinque ai dieci anni”.
Sotto tale profilo, si annoverano numerose decisioni che configurano la violenza sessuale in occasione, con il pretesto o nel presupposto, di un’attività lavorativa, (Cass. n. 7154/17, nell’ambito dell’attività lavorativa di volantinaggio, Cass. n. 36704/14, Cass. n. 20562/18 a carico di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, etc).
Con la Legge di bilancio 2018 sono state introdotte peraltro due nuove norme volte a tutelare chi agisce in giudizio per molestie sessuali sul luogo del lavoro contro le conseguenti discriminazioni.
La prima rafforzando il principio di come sussista l’obbligo del datore di lavoro ai sensi del Codice Civile di assicurare condizioni di lavoro tali da garantire l’integrità psicofisica e morale dei lavoratori. L’altra volta ad assicurare il mantenimento del posto di lavoro, il rispetto della dignità ed una nuova e specifica tutela per chi agisca in giudizio per aver subito una molestia sessuale, prevedendo che la lavoratrice o il lavoratore che agisca legalmente non possa essere né sanzionato, né licenziato, né subire altri provvedimenti negativi.
SCAMBIO SESSO – CARRIERA
Dall’altro lato esiste la situazione in cui lo scambio è “consigliato” o comunque è deciso unilateralmente dalla donna, la quale utilizza il proprio potere seduttivo per ottenere miglioramenti di carriera o vantaggi personali.
Al di fuori di un’imposizione effettiva o larvata, resta dunque la zona grigia nella quale il cambio di sesso per un vantaggio lavorativo non viene proposto, ma è tuttavia percepibile, lasciando l’iniziativa alla donna la quale si rende talvolta conto che vi è disponibilità da parte del maschio con potere decisionale.
La Harvard Business Rewue rileva che il fenomeno non interessa tanto le donne con bassi profili professionali, ma in genere quelle a medio livello, impiegate e dirigenti perché più coinvolte in percorsi di carriera per i quali devono sottoporsi ad un giudizio dei superiori spesso uomini.
In questo caso non sussiste alcuna pressione e neanche una violazione del principio per cui il sesso deve essere un atto libero e volontario solo tra persone consenzienti, ma vi è una valutazione della convenienza circa un comportamento che può portare benefici in cambio di una forzatura della propria etica o del proprio modo di pensare.
Rileva la prestigiosa rivista di management del mondo occidentale sopra citata come, a metà del loro percorso, molte donne in carriera necessitano di uno “sponsor maschile” che possa dar loro una spinta per salire di grado e remunerazione.
Al di là della valutazione se un simile comportamento sia eticamente corretto, è un dato di fatto che in questi casi lo scambio di favori sessuali, non rientra semplicemente in una captatio benevolentiae o in una manifestazione di gratitudine, di cui è estremamente difficile valutarne la spontaneità, ma costituisce un vero e proprio mezzo, insomma una contropartita, per ottenere dei risultati più difficilmente o comunque non raggiungibili diversamente.
Talvolta si rinuncia a carriere promettenti per non sottostare a cessioni sotto il profilo sessuale, mentre contestualmente si crea una situazione di aggressività ed astio nei confronti delle altre donne che, pur ritenute incapaci di raggiungere posizioni di apice vi arrivano egualmente, intessendo un rapporto con il dirigente, creando quasi la sensazione che lo scambio sesso-carriera debba considerarsi la normalità.
La cosa più singolare è che in questa ipotesi le donne attaccano la collega, la quale ha raggiunto un traguardo migliore accusandola a torto o a ragione di aver concesso le proprie grazie, mentre in realtà come notano alcuni, è come prendersela con l’amante, invece che con il marito che tradisce.
Il fenomeno è talmente esteso che in Inghilterra hanno attribuito un nome alla fattispecie definendo la situazione “sleeping your way to the top” e cioè “farsi strada via letto”, definendo il tutto semplicemente come un fatto di costume.
Va da sé che il fenomeno è molto più ravvisabile allorché non si tratta di un rapporto lavorativo subordinato, ma nei casi in cui la lavoratrice si occupi della cessione di beni o della vendita di prodotti, laddove il volume di affari non è soltanto rapportato alla qualità del prodotto, ma anche alla disponibilità della venditrice.
UN CALCOLO DI CONVENIENZA
Al di là di qualsiasi forma di costrizione, vanno infine considerate tutte quelle altre ipotesi, nelle quali è la stessa donna, che utilizzando il proprio potere seduttivo, del quale ne ha piena consapevolezza, approfitta di una situazione come nel caso in esame, in cui vi è un’aperta sensibilità da parte del proprio interlocutore, ottenendo risultati estremamente tangibili sotto il profilo economico, anche se vietati dalla legge,
I rapporti fra maschi e femmine, come si diceva, nell’ultimo ventennio sono profondamente e notevolmente mutati, laddove le donne possono porre in essere qualsiasi rapporto sessuale con chi vogliono, senza più rischio di gravidanze o di critiche etiche.
Non è difficile immaginare nel caso concreto l’interesse delle professioniste per un magistrato che all’apice del proprio potere è facilmente in grado di elargire provvedimenti o aiuti di estrema importanza, con la conseguente rapida ascesa nel mondo professionale con tutti i vantaggi economici e con l’allargamento della clientela a fronte di successi giudiziari ottenuti grazie ai rapporti intercorsi.
Dalle intercettazioni emerge con chiarezza la piena consapevolezza della negoziazione delle prestazioni in cambio dei provvedimenti e degli aiuti del magistrato, ben consce le stesse del loro potere che sospingeva il giudice in una situazione nella quale a leggere i capi di imputazione “…si rendeva responsabile a getto continuo di molteplici episodi di corruzione ed abuso sostituendo l’esercizio della sua funzione in cambio di molteplici incontri sessuali ed altri favori…”.
In questi casi evidentemente manca qualunque forma di costrizione ed anzi, da un punto di vista oggettivo, forse il magistrato non avrebbe compiuto gli illeciti che ha compiuto, se non fosse stato succube delle sollecitazioni delle avvocatesse o delle commercialiste ben consce della debolezza sotto tale aspetto del loro interlocutore
LA NECESSITA’ DI ADEGUARSI
Per concludere queste brevi note su un fenomeno che richiederebbe ben altri studi, è chiaro come non sia dunque facile eliminare per provvedimento normativo una situazione che da più parti si ritiene normalizzata e di routine.
L’Avv. Bongiorno ha chiarito il proprio punto di vista in termini estremamente chiari, dichiarando che: “Se una donna per ambizioni di carriera sceglie, per realizzare queste ambizioni, di accettare quello che chiede l’uomo, anche se non ne ha particolarmente voglia, siamo di fronte alla ricerca di scorciatoie, non alla violenza carnale. Non basta il fatto che ci sia un divario di ruolo sociale o di funzioni da rendere illegale qualsiasi rapporto sessuale. Non possiamo dire automaticamente che se l’uomo è potente allora la donna è vittima. Se è lei che vuole sfruttare la posizione dell’uomo siamo di fronte ad una qualsiasi forma di prostituzione”.
Forse l’Avv. Bongiorno esagera con la terminologia anche perché in molti casi quello che inizia come un mero rapporto sessuale poi diventa un profondo legame sentimentale, laddove se è vero che gli uomini distinguono il sesso dal sentimento, tuttavia è anche vero che sono programmati per proteggere la propria compagna e, di fatto dopo una frequentazione più o meno continuativa, il sesso viene sopraffatto dai sentimenti, creando problematiche collaterali a livello famigliare ed aprendo la strada ai procedimenti di separazione e divorzio… ma questa è un’altra storia.